Niccolò da Poggibonsi
Viagio da Venetia al Sancto Sepulchro & al monte Synai piu copiosamente descritto de li altri con disegni de paesi, citade, porti, & chiese & li sancti loghi con molte altre sanctimonie che qui si trouano designate & descritte come sono nelli luoghi lor proprij, Venezia, Giovanni Tacuino, 1523
© Fondazione Giorgio Cini
Niccolò da Poggibonsi
Viaggio da Venetia al sancto sepulchro & al monte Synai piu copiosamente descritto de li altri con disegni de paesi, citade, porti, & chiesie & li santi loghi con molte altre santimonie che qui si trouano designate & descrite come sono ne li luoghi lor proprij &c., Venezia, Niccolò Zoppino & Vincenzo di Paolo, 1518
© Fondazione Giorgio Cini
Alfonso Trombetti
Bozzetti di scena con architetture ‘orientali’ e ambientazioni esotiche, settimo e ottavo decennio del XIX secolo. Matita, penna, pennello, acquerello, carta; 178 × 223 mm (inv. 34185); collezione Antonio Certani
© Fondazione Giorgio Cini, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
VERSO EST
Renata Codello
Segretario generale della Fondazione Giorgio Cini
Nell’anno del suo settantesimo anniversario, la Fondazione Giorgio Cini propone la mostra “EST. Storie italiane di viaggi, città e architetture” a cura di Luca Molinari Studio che, cogliendo l’occasione di ripercorrere le radici e le reti culturali che la città lagunare, come l’Italia intera, ha mantenuto lungo tutta la sua storia con l’Oriente, offre uno sguardo in chiave contemporanea del progetto di architettura inteso come interpretazione e al contempo come esito culturale, sociale e creativo di inesausti scambi intercontinentali.
I viaggi e le esperienze di RPBW – Renzo Piano Building Workshop, AMDL CIRCLE, Studio Fuksas, Archea Associati, Piuarch e MC A – Mario Cucinella Architects espongono oggi quelle storie di uomini, di città e di architetture che da quasi duemila anni sono fonte di riflessione sui temi del confine, dello spazio ordinato, del tempo e delle funzioni costruttive che diventano rappresentativi di una società e dei suoi valori.
Accanto ai lavori più recenti degli studi di architettura invitati, vengono proposti all’interno di un unico percorso documenti che fanno parte delle collezioni della Fondazione Giorgio Cini, ne scrivono la storia di luogo previlegiato per la raccolta e la custodia del sapere e della vitalità delle culture.
Dal Fondo Tiziano Terzani, ricevuto in donazione dalla signora Angela Staude Terzani nel 2012, si propongono quaranta delle oltre diecimila fotografie scattate da Terzani lungo i suoi viaggi in Cina affiancate da testimonianze scritte, appunti e pensieri che il celebre autore amava trascrivere per ancorare alla memoria, sua e dei posteri, le esperienze e le intuizioni che quei luoghi gli affidavano. L’Isola di San Giorgio Maggiore, dove ora sono custodite le sue opere, è diventata così quel rifugio dell’anima che Terzani stesso avrebbe considerato potente simbolo di partenza per ogni viaggio: circondata da un mare, il Mediterraneo, che si fa strada e si apre verso gli orizzonti orientali che tanto ambiva. L’isola nella laguna veneziana rende nuovamente vivo quel magico luogo narrato da James Hilton in Orizzonte Perduto, del 1935, forse il romanzo più amato dallo stesso Terzani. Nel 2012, alla Fondazione Giorgio Cini, si è costituito il Centro Studi per le Civiltà e le Spiritualità Comparate, diretto da Francesco Piraino, che nei suoi archivi e nella biblioteca ricomprende il Fondo Terzani e ne valorizza le grandi potenzialità culturali attivate dal lavoro di studiosi e ricercatori.
E Tiziano Terzani, quando descrive il Kashgar, accanto a una sua foto ci invita a pensare oltre: “[Mi trovo] nell’angolo più occidentale della provincia più occidentale della Cina, il Xinjiang. Torreggiante sul labirinto medievale di questa città d’ocra brulicante di gente dall’aspetto antico”; che, pur in metafora, riporta a noi il pensiero di quell’architettura di paesaggio che l’Isola di San Giorgio offre ai suoi visitatori da quando, nel 2011, su progetto dell’architetto inglese Randoll Coate, viene realizzato il Labirinto Borges, un terzo chiostro “verde”, sull’asse prospettico del chiostro palladiano e di quello dei Buora. Più oltre, verso la laguna, il bosco che oggi ospita le Vatican Chapels, anch’esse emblema di quella fertilità della ricerca architettonica che unisce mondi e spiritualità diverse.
La selezione di materiali provenienti dalle collezioni della Fondazione Giorgio Cini si articola in disegni, stampe, libri e documenti conservati presso l’Istituto di Storia dell’Arte che, nato nel 1954 e oggi diretto da Luca Massimo Barbero, è uno dei luoghi che testimonia la passione di Vittorio Cini, grande collezionista delle arti. Queste opere accompagnano il visitatore lungo un viaggio segnato dal contrappunto tra antico e contemporaneo attraverso una mappa ideale e reale. La Cina e il Vietnam vengono rappresentati, ad esempio, dalla Geografia di Claudio Tolomeo nel Liber geographiae cum tabulis et vniuersali figura, stampato a Venezia nel 1511, dagli scritti del padre gesuita Matteo Ricci nei due volumi delle Opere Storiche, stampate a Macerata nel 1911-1913 e da Il Milione di Marco Polo nell’edizione edita a Venezia del 1829 o da uno dei disegni preparatori per gli affreschi della chiesa di San Paolo a Bologna realizzati da Giuseppe Antonio Caccioli, l’Allegoria dell’Asia del 1716-1717. Le terre russe e in particolare le capitali, Mosca e Pietroburgo, sono evocate dai disegni architettonici di Giacomo Quarenghi ai tempi di Caterina II, mentre Tirana e Tbilisi vengono illustrate storicamente nelle cartografie adriatiche comprendenti l’Albania e la Macedonia.
Oggi “EST. Storie italiane di viaggi, città e architetture” è un laboratorio in cui il linguaggio della progettazione e della trasformazione dei luoghi è un’enciclopedia itinerante di culture che si fondono e danno vita ai progetti realizzati dagli studi di architettura italiani, tra i più affermati ed ora esposti in mostra.
Manar Hammad, architetto e semiologo interessato alle dinamiche progettuali in Oriente, ha definito gli architetti di tutti i tempi come coloro che si occupano dello spazio da modellare dando forma a posizioni di materie: “Lo spazio di cui parliamo non è quello delle stelle o dei razzi, ma più modestamente quello della nostra vita quotidiana: quel vuoto in cui ci spostiamo per incontrare l’altro, per cambiar di posto, per raggiungere ciò che desideriamo. [...]
In effetti, la proprietà di questo spazio è di essere immateriale: è il vuoto in cui si muove il pieno. L’architettura si inserisce nello spazio, lo divide e lo caratterizza. In architettura [i protagonisti] sono i soggetti umani implicati in differenti procedure dinamiche descrivibili in termini di azioni, operazioni e relazioni”.
Anche per questa ragione il rapporto tra storia e presente, tra uomini e progettisti di epoche e culture lontane, è capace di generare relazioni tra antico e contemporaneo alimentando un atteggiamento critico volto all’autenticità della ricerca.
E non è forse questo anche il grande tema attraversato da Italo Calvino ne Le Città Invisibili? “Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia”, fu la risposta di Marco Polo alla nota domanda del Gran Khan.
A Venezia, dunque, nell’ala napoleonica dell’Isola di San Giorgio Maggiore la mostra “EST. Storie italiane di viaggi, città e architetture” è un viaggio di partenze e ritorni verso l’Oriente letti con gli occhi della storia e del presente attraverso le architetture realizzate, i progetti, le immagini e gli scritti di uomini che hanno lavorato per costruire relazioni e alimentare il dialogo. Un sentito ringraziamento va a Luca Molinari Studio per aver sapientemente condotto questa ricerca insieme alla Fondazione Giorgio Cini.